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Più libri in carcere: intervista di Zenit a Igiea L.d.S.

Roma 27.2.2012

ROMA, sabato, 25 febbraio 2012 (ZENIT.org).- L'Organizzazione Non Governativa (ONG) Voci di Popoli del Mondo in collaborazione con il GUN, Glocal University Network, ha inaugurato un banco "raccolta-permanente di libri in lingua straniera" da destinare alla popolazione soggetta a restrizione della libertà personale.

Con il patrocinio dell'Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Roma Capitale, il progetto prevede la raccolta di riviste e volumi in lingua tra cui, romanzi, poesie, opere contemporanee come anche, grammatiche in lingua originale per lo studio dell'italiano.

Il banco "raccolta permanente" verrà istituito presso la sede della ONG VPM, in via Lugnano in Teverina 9, Roma. La prima consegna del ricavato verrà effettuata durante il periodo pasquale. Per approfondire origini e finalità di un tale progetto ZENIT ha intervistato la Dr.ssa Igiea Lanza di Scalea, Responsabile a Roma della Raccolta Libri per i detenuti stranieri e Presidente della Ong VPM.

Come e quando è nata l'iniziativa della raccolta libri?
Il pensiero ai detenuti stranieri è sempre stato una costante, direi. Il vissuto detentivo, a fronte delle carenze cui versa il nostro sistema penitenziario è oltremodo complesso. Se pensiamo ad uno straniero, spesso clandestino, lontano dalla famiglia, non alfabetizzato o comunque non in grado di interloquire in lingua italiana, la carcerazione deve rappresentare, senza esagerare, una sfida alla sopravvivenza. L’idea di organizzare una raccolta di libri in lingua straniera è nata da una precedente esperienza maturata a Rebibbia, quando nell’interloquire con il personale presente, abbiamo appreso la carenza di libri in talune lingue straniere. La "raccolta permanente" è nata "ufficialmente" a seguito di questo scambio verbale del tutto casuale

Chi può partecipare?
L’iniziativa è trasversale poiché nel creare un contatto tra i donatori e le biblioteche delle istituzioni penitenziarie, si intende realizzare una connessione tra la realtà carceraria e quella della restante società "libera". Data la difficoltà a reperire letture in talune particolari lingue, cerchiamo prevalentemente contatti con Ambasciate, Consolati, Centri culturali e Accademie, ciò nonostante, ogni lettura recuperata rappresenta un passo in avanti e in tal senso, spesso i singoli privati possono fare grandi cose

Avete riscontrato grande interesse e quanti i partecipanti?
Abbiamo riscontrato un "interesse a doppio senso", sia in negativo sia in positivo, come del resto, è normale che sia. In negativo, dai quanti auspicherebbero l’espulsione immediata del detenuto straniero; in positivo dai quanti hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa: primo tra tutti il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale (che ha concesso il Patrocinio), il GUN (Glocal University Network) partner VPM, gli sponsor (AIASU, Pensa Multimedia, Masseria La Madonnina), i referenti locali nazionali, preziosi volontari impegnati ognuno nella propria area di riferimento, l’ufficio stampa e tutti coloro che collaborano spontaneamente all’iniziativa.

Perché avete scelto di raccogliere proprio i libri?
Una bella domanda. In parte la scelta è dipesa dal caso (l’evento a Rebibbia), in parte da una riflessione sui progetti esistenti. Sicuramente l’idea di orientarci verso la popolazione detenuta straniera è nata dall’analisi dei dati. L’incremento della popolazione detenuta straniera, ad oggi è costituita da oltre 24 mila unità (su 66.973 circa del totale). Questo porta problematiche di non poco conto, certamente non contemplate ai tempi in cui fu emanata la Legge del 26 luglio 1975, n. 354 (Norme sull’ordinamento penitenziario e sull’esecuzione delle misure privative e limitative della libertà). Tra queste, non ultima, la carenza di libri in lingua straniera.

Quali libri sono di particolare interesse?
Il progetto prevede la raccolta di riviste e volumi tra cui, romanzi, poesie, opere contemporanee come anche, grammatiche in lingua originale per lo studio dell’italiano. La prima donazione è diretta alla biblioteca centrale di Rebibbia "Papillon", e si pone l’obiettivo di fornire testi in talune particolari lingue straniere, tra cui l’ungherese, il polacco, il bulgaro, il serbo, il croato, il turco, lo spagnolo e il portoghese. Ad esclusione di Rebibbia, l’iniziativa è permanente e si svolge su suolo nazionale. Ogni genere, compatibilmente con l’utenza media dei detenuti (basso livello socio-culturale) è ben accetto, così come ogni lingua: in maggioranza vi sono tunisini, marocchini, romeni, albanesi, algerini, jugoslavi, egiziani, bulgari, polacchi, nigeriani, senegalesi e via discorrendo.

Come reagiscono i detenuti quando gli portate i libri?
Il progetto è "neonato", la prima donazione è prevista per il periodo pasquale ragion per cui, non abbiamo avuto ancora un reale riscontro.

Qual è l'obiettivo della vostra iniziativa per il futuro?
A breve termine, vorremmo contribuire ad alleviare – seppur parzialmente – i vuoti facenti capo ad un vissuto detentivo tramite una lettura resa possibile dalla disponibilità di un testo nella propria lingua madre. Ragionando in una prospettiva di lungo termine vorremmo divenire un punto di riferimento per le biblioteche carcerarie cosi da creare un rapporto diretto tra l’intramoenia e l’extramoenia, tra la popolazione "ristretta" e la "società libera", contribuendo quindi al possibile godimento di un diritto che risulta solo parzialmente soddisfatto.

Come si potrebbe migliorare la situazione dei detenuti stranieri a prescindere della raccolta libri?
Incrementando le misure dirette a questa particolare fascia di utenza: puntando sui mediatori sociali e culturali, potenziando i corsi di alfabetizzazione, i corsi di formazione professionale, educandoci allo scambio culturale, all’uguaglianza e al rispetto dei diritti umani.


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